
DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE VASCOLARI

MALATTIE DELLE VENE DEGLI ARTI INFERIORI
La visita flebologica viene condotta attraverso il colloquio con il paziente e l’ispezione degli arti inferiori, anche se fondamentale, da sola non è sufficiente nemmeno quando ci si trovi di fronte alla presenza di capillari isolati in assenza di sintomatologia significativa.
Si deve sempre completare una diagnosi accurata della funzionalità del sistema venoso, arterioso e linfatico degli arti inferiori, senza trascurare la circolazione addominale, che può essere compromessa e provocare anche in alcuni malattie vascolari e linfatiche degli arti inferiori.
Le indagini strumentali non invasive, non sono dolorose e rischiose, sono quindi ripetibili in ogni momento ed indispensabili per la diagnosi e la cura delle malattie vascolari.
L’esame Ecocolordoppler è l’esame di prima indicazione, gli apparecchi di ultima generazione sono estremamente precisi.
Nella maggior parte dei casi è l’esame strumentale che consente una diagnosi certa e la possibilità di effettuare il trattamento più efficace e meglio tollerato.
L’Ecocolordoppler è un apparecchio ad ultrasuoni che permette di studiare il sistema arterioso e venoso con l’utilizzo di sonde da ecografia e la visualizzazione a colori del flusso arterioso e venoso, insieme a tutti i parametri necessari per una diagnosi che, in mani esperte, raggiunge una accuratezza vicina al 100%. Lo specialista è così in grado di capire se i disturbi riferiti sono davvero provocati da problemi della circolazione e di definire con precisione, ad esempio nel caso delle varici, le vene realmente ammalate da curare e quale tipo di trattamento effettuare.
E’ oggi obbligatorio trattare con il metodo meno invasivo e più efficace solo ed esclusivamente le vene ammalate e salvaguardare il restante patrimonio venoso, per evitare il più possibile la comparsa di nuove varicosità nel tempo.
Con l’Ecocolordoppler possiamo effettuare una mappatura della rete venosa e quindi definire le cause ed impostare un trattamento mirato e personalizzato alle necessità del paziente.
In molti casi è utile eseguire altre indagini come la Reografia a luce riflessa e/o la Pletismografia, che danno una valutazione quantitativa del danno venoso, utili soprattutto per definire l’efficacia dei trattamenti effettuati e nei casi clinici più complessi la presenza e l’evoluzione delle trombosi venose profonde.
E’ fondamentale che questi esami siano effettuati da uno specialista che si occupi principalmente di flebologia perché in grado di interpretare nel modo migliore i dati rilevati.
E’ molto importante pertanto che nel referto siano indicati sia i dati morfologici (dimensioni e topografia delle vene da trattare) che quelli emodinamici (continenza o meno delle valvole), in modo da avere una vera e propria cartografia clinica. Per effettuare un corretto esame quindi è necessario dedicare del tempo all’indagine, effettuare determinate manovre (in piedi e sdraiati) e
studiare completamente il sistema venoso profondo, superficiale (soprattutto le vene grande e piccola safena) e arterioso.
Gli esami radiologici più invasivi, quali la Flebografia o l’AngioTac, sono riservati a pazienti che presentano situazioni cliniche complesse, alla diagnosi delle malattie del sistema venoso profondo, e alle trombosi venose estese alle vene addominali.
MALATTIE DELLE ARTERIE
L’esame Ecocolordoppler è anche indispensabile e di prima scelta diagnostica per lo studio nella prevenzione e cura delle malattie delle arterie degli arti superiori e inferiori, addominali (ad esempio aorta addominale) e vasi carotidei al collo.
La fotopletismografia e la capillaroscopia sono esami utili nella diagnostica delle patologie microcircolatorie delle mani e piedi (ad esempio fenomeni acrocianotici e di Raynaud, che si manifestano con la comparsa di freddo intenso alle estremità).
Tra le malattie delle arterie la più frequente è la arteriopatia ostruttiva delle arterie degli arti inferiori dovuta alla presenza di placche aterosclerotiche.
La claudicazione intermittente è il principale sintomo dell’insufficienza arteriosa periferica. Si tratta di un dolore che insorge improvvisamente in una gamba, raramente colpisce entrambi gli arti, compare durante il cammino ed è localizzato generalmente sul polpaccio o sulla coscia, il paziente ha difficoltà nella deambulazione e l’intensità del dolore varia sia in base alla distanza che si percorre, sia al tipo di terreno (in pianura o in salita).
Durante il cammino e lo sforzo muscolare c’è una maggiore necessità di apporto sanguigno alle gambe, ma a causa del “restringimento” delle arterie questa può non essere assicurata: ecco perché insorge il dolore, spesso in modo acuto. La diagnosi è prevalentemente clinica, si basa cioè sulla storia e sull’analisi dei sintomi del paziente.
In base alla diagnosi lo specialista deciderà il trattamento più idoneo secondo gravità, tipo di ostruzione e condizioni cliniche del paziente; la terapia può essere chirurgica o, a seconda dell’evoluzione delle lesioni, mini invasiva endovascolare. In casi selezionati e iniziali può essere sufficiente la sola terapia medica con farmaci specifici, uno stile di vita sano, niente fumo, riduzione dei grassi alimentari, il controllo dei fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete).
L’aorta è la più grande arteria del nostro organismo, parte dal cuore, attraversa il torace e l’addome e fornisce rami arteriosi a tutti gli organi. L’aorta addominale ha, nell’adulto normale, un diametro massimo inferiore a 20 millimetri. Talora può dilatarsi e se la dilatazione supera il 50% del diametro nativo del vaso, si parla di aneurisma dell’aorta addominale (AAA) Il rischio di sviluppare un aneurisma dell’aorta è del 5-10% negli uomini fra i 65 e i 79 anni e sono maggiormente colpiti i fumatori, quelli che abbiano avuto in famiglia parenti affetti da AAA, ed i soggetti affetti da malattie vascolari in altri distretti (coronarie, carotidi, arti inferiori).
I vasi carotidei (sovraortici) situati al collo rivestono una grande importanza perché irrorano i vasi cerebrali, sono interessati soprattutto dalla malattia aterosclerotica, anche in età non avanzata.
L’esame Ecocolordoppler è di prima scelta sia per la prevenzione che per la cura della malattia. E’ molto importante che in un referto siano valutati sia i parametri morfologici che quelli emodinamici;
Tutte le persone, soprattutto quelle con fattori di rischio, dovrebbero effettuare l’esame Ecocolordoppler arterioso e venoso dopo i 40 anni con una periodicità indicata dallo specialista dopo la prima visita.


MALATTIE DELLE ARTERIE
L’esame Ecocolordoppler è anche indispensabile e di prima scelta diagnostica per lo studio nella prevenzione e cura delle malattie delle arterie degli arti superiori e inferiori, addominali (ad esempio aorta addominale) e vasi carotidei al collo.
La fotopletismografia e la capillaroscopia sono esami utili nella diagnostica delle patologie microcircolatorie delle mani e piedi (ad esempio fenomeni acrocianotici e di Raynaud, che si manifestano con la comparsa di freddo intenso alle estremità).
Tra le malattie delle arterie la più frequente è la arteriopatia ostruttiva delle arterie degli arti inferiori dovuta alla presenza di placche aterosclerotiche.
La claudicazione intermittente è il principale sintomo dell’insufficienza arteriosa periferica. Si tratta di un dolore che insorge improvvisamente in una gamba, raramente colpisce entrambi gli arti, compare durante il cammino ed è localizzato generalmente sul polpaccio o sulla coscia, il paziente ha difficoltà nella deambulazione e l’intensità del dolore varia sia in base alla distanza che si percorre, sia al tipo di terreno (in pianura o in salita).
Durante il cammino e lo sforzo muscolare c’è una maggiore necessità di apporto sanguigno alle gambe, ma a causa del “restringimento” delle arterie questa può non essere assicurata: ecco perché insorge il dolore, spesso in modo acuto. La diagnosi è prevalentemente clinica, si basa cioè sulla storia e sull’analisi dei sintomi del paziente.
In base alla diagnosi lo specialista deciderà il trattamento più idoneo secondo gravità, tipo di ostruzione e condizioni cliniche del paziente; la terapia può essere chirurgica o, a seconda dell’evoluzione delle lesioni, mini invasiva endovascolare. In casi selezionati e iniziali può essere sufficiente la sola terapia medica con farmaci specifici, uno stile di vita sano, niente fumo, riduzione dei grassi alimentari, il controllo dei fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete).
L’aorta è la più grande arteria del nostro organismo, parte dal cuore, attraversa il torace e l’addome e fornisce rami arteriosi a tutti gli organi. L’aorta addominale ha, nell’adulto normale, un diametro massimo inferiore a 20 millimetri. Talora può dilatarsi e se la dilatazione supera il 50% del diametro nativo del vaso, si parla di aneurisma dell’aorta addominale (AAA) Il rischio di sviluppare un aneurisma dell’aorta è del 5-10% negli uomini fra i 65 e i 79 anni e sono maggiormente colpiti i fumatori, quelli che abbiano avuto in famiglia parenti affetti da AAA, ed i soggetti affetti da malattie vascolari in altri distretti (coronarie, carotidi, arti inferiori).
I vasi carotidei (sovraortici) situati al collo rivestono una grande importanza perché irrorano i vasi cerebrali, sono interessati soprattutto dalla malattia aterosclerotica, anche in età non avanzata.
L’esame Ecocolordoppler è di prima scelta sia per la prevenzione che per la cura della malattia. E’ molto importante che in un referto siano valutati sia i parametri morfologici che quelli emodinamici;
Tutte le persone, soprattutto quelle con fattori di rischio, dovrebbero effettuare l’esame Ecocolordoppler arterioso e venoso dopo i 40 anni con una periodicità indicata dallo specialista dopo la prima visita.
LE VARICI DEGLI ARTI INFERIORI
PREVENZIONE E CONSIGLI UTILI

ATTIVITÀ FISICA
E’ consigliato camminare quotidianamente almeno un’ora a passo svelto e costante. Non si può camminare in un appartamento, camminare significa uscire e percorrere tragitti più o meno lunghi a piedi. L’attività fisica più idonea oltre il cammino per migliorare il ritorno venoso dagli arti inferiori verso il cuore è quella che prevede una mobilizzazione moderata da effettuarsi attraverso alcuni esercizi (descritti in seguito) e attività sportive.
Gli sport utili alle vene comprendono la marcia e tutte le discipline ad essa associate (come il golf o jogging) preferibilmente su terreni morbidi e con l’uso di suole elastiche.
Si possono consigliare anche lo sci di fondo, il nuoto (molto indicato poiché si associa l’esercizio armonico del corpo alla assenza di peso in acqua e al contemporaneo massaggio esercitato dallo spostamento dell’acqua stessa), la bicicletta su percorsi non troppo impegnativi e, in alternativa, la cyclette.
Gli sport sconsigliati sono tutti quelli che prevedono scatti con contrazioni muscolari violente e ripetute e possibili traumatismi degli arti inferiori: rugby, calcio, basket, palla a volo e a mano, salto in alto e in lungo, lancio e sollevamento di pesi.
Tutte le attività sportive devono essere praticate con moderazione.
ABBIGLIAMENTO
Gli indumenti poco comodi come jeans troppo attillati, cinture strette, pancere, cinti erniari, giarrettiere e ogni tipo di compressione che determini costrizioni localizzate danneggiano il sistema venoso e quindi devono essere evitati.
SCARPE
Devono essere comode, morbide ed a pianta adatta alla dimensioni del piede, devono avere un tacco di 3-4 cm, sono quindi sconsigliati i tacchi alti ma anche le suole piatte.
Un corretto appoggio del piede al suolo è importante per favorire il ritorno venoso, poiché il primo meccanismo che determina la spinta del sangue verso l’alto è proprio rappresentato dalla spremitura della pianta del piede.
ALIMENTAZIONE
Deve essere ricca di fibre, vitamine (la vitamina C è un vasoprotettore) e sali minerali, quindi di frutta (ad esempio arance, ananas, kiwi, frutti di bosco, pompelmi che contengono sostanze venoprotettrici) e verdura. Si deve bere molta acqua, per favorire l’azione depurante dei reni e l’eliminazione fisiologica di tutti i liquidi in eccesso. L’assunzione di alcool deve essere moderata.
Il sovrappeso e l’obesità sembra che favoriscano la comparsa di varici degli arti inferiori e comunque ne aggravano la sintomatologia e rendono più difficoltose le terapie chirurgiche, sclerosante e compressiva. La stitichezza deve essere combattuta poiché la stasi intestinale aumenta la pressione intra-addominale con conseguente peggioramento del drenaggio venoso e linfatico e provoca l’aggravamento di varici ed emorroidi. La dieta ricca di fibre (frutta, verdura, pane integrale) favorisce la regolare funzionalità dell’intestino.
IGIENE
Evitare il bagno in acqua troppo calda, consigliata invece la doccia e l’idromassaggio con getti di
acqua tiepida e fredda alternati. Evitare il bagno turco, la sauna, l’esposizione ravvicinata a qualsiasi fonte di calore, i fanghi e le sabbiature sugli arti inferiori.
Curare i piedi evitando screpolature e ferite cutanee, che favoriscono lo sviluppo di infezioni e ulcerazioni delle gambe affette da insufficienza venosa.
Non applicare gel sulle gambe se non sotto controllo medico e per brevi periodi (rendono la pelle secca e favoriscono il prurito e le lesioni da grattamento). La depilazione deve essere fatta evitando le cerette a caldo e strappi violenti sulla superficie cutanea ; comunque ogni tipo di trauma contusivo può favorire l’insorgenza di capillari.
I massaggi sono sicuramente consigliabili ma devono essere eseguiti con delicatezza e da personale qualificato per evitare traumi agli arti inferiori e adottare tecniche, come il linfodrenaggio manuale, che effettivamente favoriscano il drenaggio venolinfatico. Tecniche di drenaggio quali quelle manuali o la pressoterapia devono essere comunque eseguite su indicazione e controllo medico.
VIAGGI
Si deve evitare di rimanere a lungo immobili nella stessa posizione, seduti con le gambe piegate, in particolare nella stagione calda. Quando il viaggio è lungo se si è in treno o in pullman è opportuno cercare di tenere le gambe un poco sollevate, alzarsi spesso e camminare.
In auto fare delle soste periodiche (ogni ora) e se ciò non è possibile cercare di allungare o muovere spesso le gambe, flettere il piede sulla caviglia per almeno 15-20 volte ripetutamente durante il viaggio. In aereo si può determinare, a causa della pressurizzazione e soprattutto per la lunga durata dei viaggi, problemi di disidratazione, gonfiore ai piedi e caviglie anche nei soggetti sani.
I pazienti affetti da insufficienza venosa presentano ovviamente un rischio maggiore di comparsa dei sintomi da stasi venosa e di formazione di trombi nelle vene degli arti inferiori (trombosi venosa profonda). Tale eventualità è stata erroneamente definita “sindrome della classe economica” poiché ricondotta ai soli passeggeri di aeromobili, mentre la patologia può riguardare tutti coloro che sono costretti all’immobilità prolungata per malattie o interventi chirurgici o che trascorrono molto tempo seduti in treno o in auto. Per quanto riguarda l’aereo la malattia può interessare anche i passeggeri di classe business ed è riconducibile alla presenza di fattori predisponenti e di altri che si determinano durante il viaggio: predisposizione genetica in soggetti con alterazioni dei fattori della coagulazione sanguigna in assenza di idonea terapia medica, trattamenti ormonali prolungati, recenti interventi chirurgici o grossi traumi agli arti inferiori, insufficenza venosa degli arti inferiori (sia superficiale che profonda), il tipo di sedile occupato, lo spazio disponibile a bordo, l’assunzione di fumo e alcool. Anche i soggetti che presentano tali fattori predisponenti possono tuttavia usufruire del mezzo aereo o degli altri mezzi di trasporto per lunghi viaggi purchè effettuino periodici controlli dallo specialista e si attengano alle prescrizioni mediche per la prevenzione, che vanno a seconda dei casi dalla terapia farmacologica all’uso di calze elastiche appropriate.
I consigli utili da seguire sono: bere acqua frequentemente durante il volo, limitare l’assunzione di alcoolici prima e durante il volo, indossare scarpe comode e che soprattutto non costringano il collo del piede, evitare di accavallare le gambe mentre si è seduti a bordo, effettuare il più possibile gli esercizi consigliati e, se necessario, su preciso consiglio medico indossare calze a compressione graduata.
MARE E SOLE
L’esposizione solare esagerata ed il clima caldo, soprattutto il caldo-umido dei climi tropicali, danneggiano le vene perché provocano una dilatazione dei vasi e favoriscono la comparsa di capillari sia al viso che agli arti inferiori: si deve quindi evitare di stare molto tempo al sole
immobili ed è consigliato bagnare spesso le gambe con frequenti docce fredde o spugnature di acqua fredda anche sotto l’ombrellone; fare lunghe e frequenti passeggiate nell’acqua di mare o della piscina. La protezione della pelle deve essere sempre effettuata con filtri solari di qualità ma si devono evitare gli oli solari e le creme grasse che ostacolano la traspirazione e aumentano la temperatura cutanea, sono consigliabili il latte solare o gli spray a base acquosa.
RIPOSO DURANTE IL GIORNO
Evitare di sedersi su sedie o poltrone troppo basse e di sdraiarsi sul divano appoggiando i piedi sui braccioli o su uno sgabello, ma preferire il letto o comunque cercare di appoggiare gli arti su superfici stabili ed uniformi evitando di lasciare la regione posteriore di gamba e ginocchio (cavo popliteo) privo di sostegno e cercare sempre di tenere gli arti uniformemente sollevati di circa 10 cm rispetto al torace.
RIPOSO A LETTO
E’ consigliabile dormire sempre con gli arti inferiori posti ad un livello più alto rispetto al cuore di circa 10 cm, ponendo un rialzo sotto i piedi del letto; se non è possibile si può mettere un cuscino o una coperta sotto il materasso specie se di tipo rigido (ortopedico).
E’ sconsigliato il cuscino posto sotto le gambe che, muovendosi, non offre una superficie di appoggio uniforme alle gambe ed inoltre può determinare una estensione della gamba sulla coscia lasciando il ginocchio sospeso nel vuoto con la possibilità di costrizioni della vena poplitea, che provvede al drenaggio del sangue venoso dalla gamba.
Nei periodi di lunga immobilità a letto (malattie, interventi chirurgici, gravidanze difficili ecc.) si devono muovere ripetutamente gli arti inferiori con movimenti di flesso-estensione del piede e si devono praticare frequenti e profonde inspirazioni (che favoriscono il ritorno venoso verso il cuore).
L’uso delle calze elastiche antitromboembolia, da mantenere a riposo nei pazienti che presentano fattori di rischio per la comparsa di flebiti superficiali e trombosi venose (come le varici degli arti inferiori!), deve essere consigliato e prescritto dal medico.
GRAVIDANZA
Durante la gravidanza possono comparire disturbi come gonfiore, stanchezza, sensazione di pesantezza, tensione alle gambe, crampi notturni insieme a capillari e varici che si aggravano, se già presenti, oppure si manifestano per la prima volta.
I disturbi descritti possono pregiudicare il benessere della donna incinta e provocare addirittura la comparsa di flebiti superficiali o trombosi venose, soprattutto nel periodo del parto e puerperio.
Per questa ragione è bene prevenire e curare tali problemi e interpellare subito il medico che provvederà a prescrivere le misure idonee per ogni futura madre.
I consigli di igiene di vita da seguire sono quelli descritti in precedenza, a questi si deve aggiungere quasi sempre l’uso di una calza elastica a compressione graduata, che verrà prescritta a seconda delle necessità. Le donne in stato interessante che desiderano prevenire le vene varicose e che hanno già problemi con le gambe hanno buone ragioni per indossare ogni giorno per nove mesi e, talvolta, anche dopo il parto le calze elastiche perché:
1. Le calze permettono di evitare o mitigare le conseguenze della stasi venosa (vene varicose, gonfiori ai piedi e caviglie, altri disturbi) e delle sue possibili complicazioni (flebiti, trombosi venose).
2. Gli effetti positivi sul circolo materno sono notevoli, poiché esse sono in grado di compensare meccanicamente l’aumento della pressione vascolare interna, provocato dall’ingrossamento
dell’utero nel bacino e dai fattori già esposti, esercitando una certa pressione esterna. Se in gravidanza avanzata, una donna si alza da una posizione sdraiata o seduta, la frequenza dei battiti cardiaci aumenta in misura molto maggiore che nel caso di una donna non incinta, tale effetto è maggiore se è presente una stasi venosa agli arti inferiori. Il corpo cerca di compensare con l’aumento dei battiti del cuore la forte riduzione del preriempimento cardiaco provocata dal passaggio alla posizione eretta, in modo da mantenere costante la pressione sanguigna ed evitare uno svenimento.
Il risultato della terapia con calze a compressione graduata è che il volume di sangue spinto per ogni battito cardiaco aumenta mentre la frequenza cardiaca diminuisce ed il cuore lavora in modo più economico, lo sforzo fisico risulta essere notevolmente minore e si ha, specialmente in posizione eretta, un miglioramento della irrorazione degli organi, compreso l’utero che, altrimenti, dovrebbe sopportare una diminuzione dell’afflusso di sangue.
Seguendo le misure di igiene di vita consigliate aumenteranno le probabilità di una gravidanza senza problemi, sia per la madre che per il bambino.

LE ARTERIOPATIE DEGLI ARTI INFERIORI

In caso di comparsa di dolore, pesantezza o fastidio agli arti inferiori durante il cammino e/o di una insolita sensazione di freddo alla gamba e alle dita dei piedi rivolgersi prima possibile al proprio medico curante.
Regole fondamentali:
1. Eliminare il fumo.
2. Controllare la glicemia e i livelli di grassi (colesterolo, trigliceridi) nel sangue.
3. Camminare almeno un’ora al giorno, in alternativa 1 ora di cyclette 2 volte al giorno. Alla comparsa del dolore (o fastidio) il paziente deve fermarsi, attendere la scomparsa del sintomo e ricominciare a camminare. Tale approccio aumenta la distanza che il paziente riesce a percorrere senza dolore; il meccanismo di questo fenomeno non è noto, ma può darsi che sia la conseguenza dell’allenamento fisico e dell’aumento del circolo collaterale conseguente alle aumentate richieste muscolari.
4. Prevenire traumi e lesioni alle dita dei piedi, soprattutto nei diabetici. I pazienti devono osservare i propri piedi quotidianamente per rilevare fissurazioni, callosità, ferite o ulcere; i calli e le ferite devono essere trattati da un podologo. È bene lavare i piedi giornalmente in acqua tiepida e con sapone neutro e quindi asciugarli con attenzione e delicatamente, tamponando e non sfregando. In caso di pelle squamosa e secca, va usata una crema idratante e ammorbidente. In caso di sudorazione si deve far uso di polveri adatte non medicate.
5. Le unghie vanno tagliate con cura non troppo vicino alla pelle. Quest’operazione può essere effettuata da uno specialista se la vista del paziente non è buona.
6. Non vanno applicati sulla cute cerotti adesivi, sostanze chimiche, rimedi per i calli, borse d’acqua calda o fredda o coperte elettriche.
7. Usare calze di cotone o di seta o in materiali specifici consigliati (in particolare quando fa freddo) ed evitare l’uso di elastici o calze elastiche, se non indicate dallo specialista.
8. Le calzature devono essere comode e morbide, eventualmente usare calzature speciali su misura.
9. Evitare di camminare a piedi nudi.
10. Evitare fonti di calore diretto.
11. Non sollevare il fondo del letto o della poltrona durante il riposo.
Solo un corretto rispetto di questi consigli permette di ottenere risultati duraturi ed evitare quindi che questa patologia cronica possa peggiorare nel tempo; è fondamentale quindi uno stretto rapporto di collaborazione e fiducia tra lo specialista, il medico di famiglia ed il paziente.

LE CALZE ELASTICHE

Le calze elastiche a compressione graduata risultano essere il dispositivo più efficace e completo per la terapia dell’insufficienza venosa.
La compressione fisica è una metodica conservativa che, pur non producendo la guarigione dalle vene varicose, è certamente in grado di rallentarne l’aggravamento, riducendo sintomi quali: senso di pesantezza, gonfiore, dolore.
La compressione elastica può quindi considerarsi la soluzione più indicata nei primi stadi della malattia, è un toccasana per le donne in gravidanza e nei pazienti per i quali la terapia chirurgica o la scleroterapia sono controindicate.
Esistono calze per coloro che devono fare una prevenzione e calze destinate a curare i vari gradi dell’insufficienza venosa. E’ quindi possibile avere una calza per ogni gamba, malata o meno, purché risponda ai requisiti necessari di qualità, garanzia nella compressione (che deve essere dichiarata dal fabbricante in millimetri di mercurio mmHg) e degressività della compressione stessa dalla caviglia verso la coscia.
CALZE ELASTICHE DA RIPOSO E TERAPEUTICHE
Le calze elastiche possono essere classificate come da riposo, o preventive, e terapeutiche. In comune hanno la degressività della compressione; le prime hanno caratteristiche estetiche (leggerezza, trasparenza, gamma dei colori) superiori alle seconde, ma sono utilizzabili solo per la prevenzione dei disturbi venosi nei soggetti sani o nelle prime fasi della malattia. I modelli possono essere: gambaletto, autoreggente, collant. L’uso di un modello rispetto all’altro è determinato da vari fattori che devono essere valutati con il medico prescrittore. In generale però il gambaletto è sufficiente per la prevenzione e per ridurre i sintomi dovuti alle varici o nelle situazioni che possono provocare pesantezza o gonfiore delle gambe nei soggetti sani .
Le calze da riposo, o preventive, esercitano una forza di compressione alla caviglia che per le caratteristiche costruttive e di utilizzo dovrebbe essere inferiore ai 20 mmHg alla caviglia e un valore a livello di coscia pari al 40% circa di quello rilevato alla caviglia. Queste calze sono indicate, in assenza di una patologia conclamata, per prevenire lo sviluppo di problemi circolatori in soggetti con uno o più fattori di rischio (quali familiarità, lavori che prevedono una posizione in piedi o seduti per molte ore, viaggi, uso di contraccettivi orali).
Le calze terapeutiche sono dei veri e propri dispositivi medici, devono essere prescritte dallo specialista e vendute presso punti vendita autorizzati. In molti stati europei (Germania, Francia, Svizzera, etc.) le calze elastiche sono rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale, devono però seguire e rispettare norme e requisiti di legge precisi; esse, inoltre, vengono testate da appositi istituti che ne verificano la qualità e la corretta compressione, purtroppo in Italia tali normative non sono applicate. I migliori specialisti in patologie vascolari riconoscono l’importanza dei controlli sui filati e sulla compressione dichiarata, in quanto consapevoli di indicare un dispositivo terapeutico e non un banale prodotto tessile.
LA TERAPIA CORRETTA
La taglia giusta è fondamentale sia per le calze preventive, ma soprattutto per quelle terapeutiche. Una corretta presa di misure (circonferenze caviglia-polpaccio-coscia e altezza dell’arto inferiore) è fondamentale; inoltre è essenziale la precisione nella scelta della classe di compressione (I – II – III – IV) più adatta alla patologia venosa presente.
ISTRUZIONI D'USO

Le calze elastiche vanno indossate preferibilmente prima di alzarsi dal letto o comunque su gambe che non presentino edemi (gonfiori) importanti. Le calze esercitano anche un’azione preventiva per la comparsa delle complicazioni dell’insufficienza venosa (flebiti superficiali, trombosi venose, ulcere) e spesso sono in grado anche di curare tali complicazioni nelle fasi acute. La calza elastica terapeutica non va comunque usata senza la prescrizione del medico. La compressione degli arti inferiori con le calze elastiche ottiene i risultati migliori se associata alla deambulazione. E’ consigliabile indossare dei guanti in gomma prima di infilare le calze e comunque seguire le istruzioni scritte nella confezione, poiché in questo modo non si rischierà di rovinare il tessuto e si potranno indossare con meno fatica e maggiore facilità. Si deve infilare un apposito calzare, da rimuovere dopo l’uso, sul piede per favorire lo scivolamento della calza verso l’alto; il calzare di base è in dotazione alla calza stessa, mentre i migliori e più sofisticati, per coloro i quali hanno maggiori difficoltà, sono acquistabili a parte (ad esempio Easy Slide®, Doff N’Donner® etc.). Le gambe dovranno essere asciutte; è consentito eventualmente l’utilizzo di un poco di borotalco per rendere la superficie cutanea più liscia e favorire lo scorrimento della calza.
Si possono utilizzare alcuni sistemi per indossare i tutori elastici:
a) si infila una mano nella calza per andare ad afferrare il tallone, così è possibile rovesciare la calza fino al tallone stesso; si inserisce il piede e poi si svolge la calza verso l’alto;
b) si fa scorrere piano piano la calza portandola verso l’alto un po’ per volta, accompagnando il tessuto senza tirare troppo.
Si farà attenzione a distribuirla in modo uniforme, evitando zone dove più fibre si sovrappongono (creando iperpressioni) o zone dove le maglie sono troppo stirate.
Il modello a gambaletto non deve essere stirato troppo in alto a coprire una parte del ginocchio o addirittura essere rovesciato verso il basso perché così si possono creare costrizioni dolorose e
dannose per il ritorno venoso.
La calza dovrà essere tolta alla sera oppure prima del riposo, poiché di solito non è tollerata a letto, afferrandola in alto e spingendola verso il basso, rovesciandola poi con delicatezza.
Le prime volte, dopo aver messo la calza, si potrà avvertire la sensazione di gambe molto costrette, ma basterà avere un po’ di pazienza e presto ci si sentirà a proprio agio; anzi, di solito chi soffre di insufficienza venosa agli arti inferiori non potrà più fare a meno della calza una volta abituato a portarla.
E’ sempre indicato rivolgersi al proprio medico quando ci si renda conto che il tutore elastico non riesce più a controllare i sintomi dell’insufficienza venosa (ad es. il gonfiore), oppure quando inizia a calare lungo l’arto o provoca fastidiose costrizioni.
Una corretta manutenzione esalta le qualità terapeutiche delle calze e ne prolunga la vita, in questo modo una calza indossata quotidianamente può durare 4-6 mesi.
I consigli da seguire sono:
● Lavare spesso la calza (lavaggi frequenti non danneggiano il tessuto) usando acqua tiepida e sapone neutro.
Non usare la lavatrice.
Non usare solventi o candeggianti.
● Dopo il lavaggio sciacquare abbondantemente con acqua tiepida.
● Non strizzare o asciugare per esposizione diretta al sole, su radiatori o vicino a fonti di calore.
● La calza deve asciugare distesa su un piano, possibilmente tra due panni asciutti.
In caso di danni al tessuto del tutore elastico, come smagliature o recisioni della maglia, esso deve essere sostituito.
Naturalmente, l’uso alternato di due paia di calze vi consentirà di avere ogni giorno a disposizione la vostra compressione elastica terapeutica.

CONTATTI
Dott.ssa Rosaria Massaroni
Specialista in …
Studio Medico Indirizzo:
Via dei Medici, 10
52100 Arezzo (AR)
Telefono: +39 0575 123456
Email: rosariamassaroni@studioesempio.it
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- Martedì: 9:00 – 13:00
- Mercoledì: 9:00 – 13:00 / 15:00 – 19:00
- Giovedì: 15:00 – 19:00
- Venerdì: 9:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00
Per informazioni o prenotazioni, si prega di contattare direttamente lo studio telefonicamente o via email.